mercoledì 18 novembre 2009

schizzo per un GIACENTE









Le foto e le note di lavoro di questo schizzo che ha debuttato al Teatro Europa di Parma il 1° novembre 2009.


schizzo per un GIACENTE

selezione drammaturgica e corpo scenico: Loredana Scianna
selezione drammaturgica e corpo vocale: Marco Musso
spazio scenico, materie e azione artistica: Giuliana Di Bennardo
creazione sonora Micro Concrete: Maurizio Soliani (pianoforte, live sampling) e Guido Ponzini (oggetti)
vettore scenico: Adriano Engelbrecht
creazione luci e tecnica: Yannick De Sousa Mendes

Tutte le persone che hanno lavorato a questo progetto sono co-autori

spettacolo inserito nell'iniziativa IL RUMORE DEL LUTTO a cura di Maria Angela Gelati e Marco Pipitone
evento organizzato con il patrocinio del Comune di Parma

residenza eUROPA tEATRI 2009


Teatro Europa | domenica 1 novembre 2009 | ore 21.15


Note sulla selezione drammaturgica

“Sei in piedi davanti alla scrivania e stai sistemando delle carte e fai cadere qualcosa. Solo che non lo sai. Ci vogliono un paio di secondi prima che tu lo capisca e anche allora lo percepisci solo come distorsione informe dello spazio brulicante intorno al corpo. Ma una volta che sai di avere fatto cadere qualcosa, senti il rumore che fa sul pavimento, tardivamente. Il rumore si fa largo attraverso un'immensa rete di distanze. Senti l'oggetto cadere e nello stesso istante, più o meno, sai di cosa si tratta, ed è una graffetta. Lo capisci dal rumore che fa sul pavimento e dalla memoria recuperata dalla caduta stessa, l'oggetto che ti cade di mano o scivola oltre il margine della pagina alla quale era attaccato. E' scivolato via oltre il bordo della pagina. Ora che sai di averlo fatto cadere, ricordi com'è successo, o ricordi a metà, o forse lo immagini, o qualcos'altro. La graffetta colpisce il pavimento con una estremità poi rimbalza sull'altra, leggera e senza peso, un rumore per il quale non c'è parola onomatopeica, il rumore di una graffetta che cade, ma quando ti chini per raccoglierla non c'è.”
(Don De Lillo, The body artist, 2001)


Due parole per il romanzo: lui (Rey) e lei (Lauren) vivono assieme, fino a quando lui decide improvvisamente di farla finita con la sua esistenza. Lei percepisce quest'assenza in maniera drammatica, fino a incontrare (immaginare?) uno sconosciuto nella sua casa. Lentamente, il dolore per la scomparsa del coniuge lascia il posto all'analisi delle tracce di questa strana, inquietante presenza nella sua casa.

Rey e Lauren non sono una coppia comune, sono entrambi artisti, e non a caso. Nel romanzo di De Lillo e nella nostra rielaborazione, la riflessione sull’arte è prioritaria quanto la tematica sul lutto e l’assenza.
E ancora: la vita non è separata dall'arte, l'arte consta della stessa materia della vita.

Nel lavoro principale che vedrà la luce tra qualche tempo e intitolato Giacente, le parole del romanzo non compaiono mai, è tutto affidato a movimento, suono e immagine.

In questo schizzo preparatorio abbiamo lavorato proprio su ciò che è stato rescisso: la parola. Le materie utilizzate per l’aspetto visivo sono quelle prescelte per tutto il lavoro presente e che sarà: gesso e creta.


Schizzo per un GIACENTE

Tra le diverse fasi del dolore che attraversano Lauren, abbiamo operato una scelta e abbiamo colto il momento in cui lei guarda in volto la propria sofferenza oggettivandola fuori di sé:
Lauren dà un nome al suo dolore e il nome è Mr. Tuttle;

Mr. Tuttle è apparentemente una creatura in carne e ossa, ma non importa se sia frutto dell’immaginazione di Lauren o meno: quando subiamo una perdita, lo strappo lo sentiamo nella nostra carne come un morso, fisico, concreto, dilaniante;

Mr. Tuttle si esprime in modo tautologico. Lauren gli chiede “Di’ qualche parola” e lui risponde “Di’ qualche parola”. Come quando ci si interroga sul proprio dolore e si gira in tondo: non ci si può rispondere poiché la domanda si ripresenta incessante, senza soluzione;

Mr. Tuttle compare misteriosamente, e altrettanto misteriosamente – a poco a poco – se ne va. Come quando ci si alza una mattina, si vive la giornata, si arriva fino a sera e ci si accorge che, per la prima volta da un evento terribile, non ci abbiamo pensato per qualche ora. È una sorpresa. Il pensiero asfissiante che ci domina dal risveglio al sonno ci ha lasciato per un po’. Prendiamo atto di questa distanza, e ricominciamo lentamente a vivere.

Ci fermiamo qui. Il nostro schizzo non narra, non riassume, non descrive. Piuttosto immerge direttamente in questo stato di cose.

(Marco Musso e Loredana Scianna)


Note sullo spazio scenico del Giacente

Due elementi geometrici configurano lo spazio scenico per il Giacente.
Due triangoli isosceli.
Iscoscele: eguale, gambo.
Fusto che sostiene foglie, fiori, frutti.
L'elemento verticale, un gambo disassato, fiorito di colore, da tenere, da mantenere.
Dalla sua destabilizzazione si propagano nello spazio molteplici traiettorie che intersecano quelle del piano orizzontale: un gambo fiorito di carne e materie cangianti.
Materie che il corpo esplora, impregna, modifica.
La materia dice il proprio racconto.
Quale differenza fra il corpo dell'artista e quello scolpito?
Sono identità transitorie che producono la loro traccia con il loro modo di essere.
È un corpo orant quello che dice: “parla con la sua voce, fallo per me, so che ne sei capace, fallo per me.”
Egli formula una preghiera perché l'atto artistico conduca l'orant verso il suo opposto: il gisant.
Giacente: senza movimento, supporto di abbandono dove il corpo acconsente alla propria materialità e alla propria metamorfosi.

Nel 1263 e 1264 Saint Louis dispone le tombe dei re di Francia inumati a Saint Denis: i Merovingi e i Carolingi a sud, i Capetingi a Nord e decide di porre sopra ogni sepoltura una lastra di pietra scolpita. Altorilievi che rappresentano i sovrani vestiti in modo quasi identico e configurati allo stesso modo: gli occhi aperti e i gesti calmi. Il giacente è per la protagonista Lauren elemento di elaborazione del dolore e del lutto. In quest'ordine di idee, come dice Dürer “non si può dipingere un albero se non si è un albero”. Lauren esperisce la morte elaborandone la materia stessa, materia fra le altre materie. Come dice bene Maurice Merleau-Ponty in Sens Et Non-sens “c'è un rapporto fra la costituzione schizoide e l'opera di Cézanne, perché l'opera rivela un senso metafisico della malattia, la schizoidia come visione del mondo ridotto alla somma immobile delle apparenze e come come sospensione dei valori espressivi, perché la malattia cessa allora di essere un fatto assurdo e un destino per diventare una possibilità generale dell'esistenza umana quando essa affronta conseguentemente uno dei suoi paradossi - il fenomeno dell'espressione - e perché infine è tutt'uno in quel senso essere Cézanne ed essere schizoide"

(Giuliana Di Bennardo)


Sulla creazione sonora di Micro Concrete
A partire dalla ricerca sulle sonorità degli oggetti intrapresa dai compositori della tradizione contemporanea, il progetto di Micro Concrete si articola in uno studio delle nuove tecnologie declinate nello sviluppo di un genere che si può definire “elettro-concreta”. Nell'ambito di una formazione raccolta qual è il duo vengono scoperti e tracciati universi sonori attraverso l'utilizzo esclusivo di oggetti (di uso comune, di recupero, utensili di vario tipo) con l'intervento di strumenti acustici (viola da gamba e pianoforte). L'elemento elettronico interviene nel semplice campionamento di frammenti e suggestioni, poi rielaborati on-stage con l'utilizzo di un multieffetto touch screen. Tutto ciò che viene creato live è plasmato in diretta, senza utilizzo di basi pre-registrate. Questo si traduce specialmente nella volontà di utilizzare oggetti ed elementi direttamente presenti nel luogo della performance e di pertinenza drammaturgica. Una ricerca volta all'innovazione per creare una musica che nasce dalla materia e dal luogo che ci circonda.

(Maurizio Soliani e Guido Ponzini)